La Comunicazione Non Verbale 2

Le regole generali della CNV

Il contenuto di quanto diciamo ha un effetto limitato, in termini di trasmissione delle emozioni, sui nostri interlocutori ma sapere che questo “poco” ammonta a meno di un 10 per cento dell’efficacia, spesso sconvolge. Dobbiamo rassegnarci: la comunicazione umana intesa come trasmissione delle emozioni da un soggetto ad un altro è fortemente dettata dalla forma più che dalla sostanza e, cosa più preoccupante, sembra che questa regola non valga solo nella comunicazione ma funzioni anche nella vita. A nostre spese impariamo che sul lavoro la forma conta più della sostanza ovvero a parità di sostanza (conoscenze) prevale chi si presenta con una forma migliore (ovvero più adeguata al contesto) ovvero persone che hanno meno contenuti possano fare più carriera di chi ne è maggiormente dotato semplicemente perché i primi sanno raccontare meglio quello che sanno e che sentono, anche se fosse molto poco e anche poco profondo. Che ci piaccia o non ci piaccia poco cambia, si tratta di una regola universale e, al momento è così. Fra qualche migliaio di anni la situazione potrebbe cambiare, non lo sappiamo. E’ possibile che nel prossimo futuro ci confronteremo facendo maggior leva su altre forme di comunicazione. Per il momento dobbiamo studiare approfonditamente queste forme di comunicazione se vogliamo “venderci” al meglio ovvero se vogliamo ottenere il meglio da noi stessi dobbiamo lavorare sull’efficacia della nostra comunicazione verbale e, soprattutto, non verbale (per brevità CNV). Vediamo insieme, allora, quali sono le leggi generali della CNV e alcuni consigli pratici che ne conseguono:

 

1.          Il contesto condizionare la comunicazione, sempre. Un atteggiamento di chiusura come le braccia conserte possono essere dettate dal freddo percepito da un nostro interlocutore e non da un problema relazionale nei nostri confronti. Allo stesso modo, un volume alto della voce potrebbe essere dettato dall’esigenza, del nostro interlocutore di “farsi sentire” a causa di rumori esterni. Prova ad immaginare un gesto come un indizio, un semplice indizio che ha bisogno di ulteriori conferme per diventare una prova.

 

2.          Un solo gesto può non significare nulla, le emozioni non si “scaricano” con un gesto solo, tanto più sono intense tanto più saranno i gesti rivelatori e numerosi. In accordo con la prima legge, la seconda sfata un mito: non esistono, in linea di massima, gesti univoci ovvero ai quali attribuire un significato assolutamente preciso e scientifico. Ricerca più gesti e verificane la congruenza con il contesto.

 

3.          Le variazioni non verbali sono più importanti dei segnali stessi. Se il mio interlocutore non mi guarda negli occhi, ha una postura chiusa, una voce molto bassa o una parlata molto veloce, nel rispetto delle prime due leggi non devo (e non posso) giungere ad alcuna conclusione. Ciò che è assolutamente indicativo invece, sono le cosiddette variazioni gestuali, ovvero ciò che cambia nel mio interlocutore nel corso del dialogo che ho con lui. Individua lo schema gestuale di base del tuo interlocutore (ovvero la sua gestualità nello stato di sua normalità) e poi verificane le variazioni. Verifica i passaggi tra stati di benessere e stati di malessere. La mancanza di movimenti (o fissità), la contrazione muscolare, la rigidità di una postura sono tutte possibili spia di malessere (paura, ansia). Se questi gesti vengono seguiti da movimenti ampi e rilassati possiamo essere quasi certi che si è passati da uno stato di disagio a uno di agio. Stesso discorso, ovviamente, vale in senso inverso.

 

4.          Le emozioni condizionano i gesti ma anche i gesti condizionano le emozioni. Lo psicologo Fritz Strack 1988 ha scoperto che possiamo condizionare il nostro stato d’animo o quello di un nostro interlocutore inducendo dei gesti, ovvero costringendoci (o “costringendolo”) a compiere determinati gesti. Se ti muovi, se sorridi, se rilassi i tuoi muscoli starai meglio, ne consegue che se fai muovere il tuo interlocutore, lo metti a suo agio e lo fai sorridere la tua comunicazione sarà più efficace.

 

5.          Diventare bravi nella CNV richiede impegno, allenamento e ottimo spirito di osservazione. Se vuoi dominare la CNV c’è poco da fare, devi studiare. Studiare un po’ i libri e molto le persone. Parti da persone che conosci, per individuare i loro schemi comunicativi e osservare gesti o modalità alle quali non hai mai dedicato sufficiente attenzione. Soprattutto con le persone che conosciamo tendiamo a dare per scontato di conoscere come esse comunicano, in realtà possiamo scoprire di esserci persi molti segnali in passato e di poterne utilizzare molti in futuro per migliorare la comunicazione con loro.

Nel prossimo articolo continueremo l’approfondimento della CNV evidenziano alcuni “trucchetti” pratici da mettere subito in pratica per diventare comunicatori più efficaci.