La Comunicazione Non Verbale 4

Come sfruttare al meglio il para-verbale (suoni e tempi) della nostra comunicazione

 

In questo ultimo articolo dedicato alla Comunicazione Non Verbale affronteremo quell’area della comunicazione che va sotto il nome di “para-verbale” ovvero ciò che ha a che fare con i suoni e con le tempistiche espositive.

In questa occasione esaminerò una serie di suggerimenti pratici che, oltre a dare fin da subito un piccolo grande aiuto per essere più efficaci nel comunicare si prefiggono anche di stimolare la curiosità di chi legge affinché approfondisca queste tematiche con pubblicazioni specifiche.

La famiglia del “para-verbale” è costituita da due categorie: la paralinguistica e la cronemica. La prima ha a che fare con le modalità e le caratteristiche dei suoni che emettiamo parlando. Si riflette troppo poco sull’importanza che ha la voce in termini di trasmissione delle emozioni in realtà sappiamo bene che se spostiamo l’attenzione sulla voce di chi ci parla possiamo comprendere in pochi istanti il suo stato d’animo. Basti pensare a quando sentiamo un nostro amico al telefono e al poco tempo che impieghiamo per capire di quale umore sia. L’aspetto straordinario e che è stato dimostrato empiricamente che siamo in grado di cogliere l’umore e la personalità di un nostro interlocutore pur non conoscendolo affatto. Si può dire che gli aspetti vocali siano molto simili alle espressioni facciali pur essendo queste dei gesti e non dei suoni.

Vediamo alcuni suggerimenti per usare al meglio la paralinguistica: 

·       Valutare la congruenza tra la voce e il contenuto espresso: una voce sarà congruente quando l’emozione trasmessa  dal suono sarà in accordo con il contenuto di quanto espresso. In sostanza, dichiarare di essere tranquilli con la voce rotta dall’emozione non aiuta chi parla e, chiaramente, “suona strano” a chi ascolta. E’ preferibile comprendere ciò che si prova (o ciò che prova il nostro interlocutore) e creare un accordo tra suoni e contenuti (in questo caso si parlerà di voce “autentica”).

·       Modulare il tono e il volume della voce in base al contesto, al contenuto e all’interlocutore. Per comprendere questo suggerimento è bene distinguere il volume (ovvero intensità del suono che emettiamo) dal tono (ovvero l’altezza timbrica della voce). Un volume alto può corrispondere a uno stato di forte eccitazione (dalla gioia alla paura) così come un tono basso può trasmettere calma e fiducia. In ogni caso volumi e toni, alti o bassi che siano, dovranno essere congruenti con lo stato emotivo per rafforzare l’efficacia comunicativa.

Passiamo, infine, alla cronemica ovvero la dimensione temporale della nostra comunicazione. Partiamo dal presupposto che erroneamente pensiamo che la percezione che abbiamo del trascorrere del tempo sia uguale per tutti. In realtà, con semplicissime verifiche, è possibile dimostrare che ognuno di noi “ha il suo tempo” non solo in come fa e svolge le sue cose ma anche nel proprio modo di comunicare e, quindi, di apprendere.

Come nella para-linguistica abbiamo dovuto distinguere tra tono e volume, anche nella cronemica dobbiamo fare una distinzione tra:  velocità e ritmo. In questo caso il suggerimento è unico:

·       Valutare il proprio tempo e quello dell’interlocutore per trovare un accordo: La velocità con la quale pronunciamo le parole (o gesticoliamo) dice molto del nostro stato d’animo. Per valutare il tempo di una persona è sufficiente osservarla e verificare quante parole essa pronuncia in uno stesso arco di tempo. Spesso è solo una questione di abitudini, quindi facciamo attenzione a tacciare come agitata una persona che parla velocemente. La comunicazione efficace (e la PNL) ci dice che se vogliamo trovare un accordo con un interlocutore, dobbiamo trovarlo innanzitutto sulle tempistiche espositive.

·       Valutare il proprio ritmo e quello dell’interlocutore per trovare un accordo: essere sulla stessa lunghezza d’onda, essere sulla stessa frequenza sono modi di dire che ci ricordano che avere ritmi simili nelle esposizioni è essenziale per comunicare e per andare d’accordo. Il ritmo di un discorso è determinato dalle pause che intermezzano la pronuncia delle singole parole o di alcuni periodi. Una persona insicura avrà pause brevi e incerte,  una persona autorevole avrà pause nette, una battuta potrà essere “lanciata” semplicemente allungando una pausa. L’utilizzo consapevole delle pause può letteralmente modificare il senso di un discorso e l’immagine di chi lo pronuncia.

 

Chiaramente non si può esaurire un argomento così vasto come la comunicazione in poche righe, ma in questi quattro appuntamenti abbiamo cercato di riflettere su alcuni accorgimenti che possono aumentare sensibilmente l’efficacia della comunicazione tra due soggetti quando si trovano faccia a faccia. La comunicazione è alla base di qualsiasi relazione umana e alla base di qualsiasi vendita e, in particolar modo, di tutte le vendite di quei servizi che coinvolgono in prima persona il cliente per poter usufruire del servizio stesso.