La Motivazione all’esercizio fisico e i riflessi sul business del Fitness - 2

Su cosa dovrebbero lavorare gli operatori del fitness nei prossimi 20 anni

Nel precedente articolo, dedicato a questo argomento, ho illustrato alcuni numeri che dovrebbero far riflettere tutti coloro che si occupano, più o meno di rettamente di attività fisica, ovvero coloro i quali sono legati, per passione o per business, alla diffusione del fitness tra la popolazione. Sono partito dai dati di fidelizzazione medi delle palestre italiane per dimostrare chela situazione è molto preoccupante o molto propizia a seconda che si voglia vedere il bicchiere mezzo vuoto e mezzo pieno. Circa il 70% di coloro che s’iscrivono per la prima volta in una palestra abbandonano dopo la scadenza del loro primo abbonamento. Questo dato è abbastanza omogeneo sul territorio e costante da diversi anni e, oltre ad essere un elemento che aumenta i costi di marketing dei singoli Club (maggior attività di conquista richiesta per mantenere l’equilibrio economico aziendale) determina anche un peggioramento dell’immagine dell’intero settore. Chiaramente tutti questi nuovi clienti che abbandonano i Club alla prima scadenza dell’abbonamento non contribuiranno positivamente alla diffusione dell’immagine del fitness. Chi vede il bicchiere mezzo pieno ragiona sul fatto che “nonostante tutto” il fitness in Italia si è diffuso e che migliorando alcuni aspetti del servizio si potrebbe diffondere ancora più velocemente e capillarmente nella popolazione del nostro paese superando ampiamente la fatidica soglia del 10-12% raggiunta già da qualche anno.

Qualsiasi sia l’atteggiamento nei confronti dei dati vale la pena tentare di risolvere il problema e domandarsi quali possono essere i motivi che hanno determinato e determinano questa emorragia di clienti e, soprattutto, quali rimedi si possono adottare per limitarla.

Come è facile immaginare le cause nascondono anche le possibili soluzioni perché quando un cliente abbandona nove volte su dieci il problema è da ricondursi ad una perdita di motivazione. La perdita di motivazione è, quasi sempre legata, ad un “senso di abbandono” del neo iscritto nel suo percorso di inserimento in un nuovo contesto sociale (quello della palestra), di adattamento ad un nuovo tipo di attività (l’allenamento nello specifico) o di ambientamento con il suo trainer (personal o istruttore che sia). Per alcuni tipi di attività (in particolar modo le attività isotoniche classiche ovvero tutte quelle non musicali) esiste anche la problematica legata alla noia generata dall’esercizio stesso (poca varietà dell’allenamento o assenza di coinvolgimento emotivo).

In sostanza di questo problema ben pochi operatori del fitness, in questi anni, si sono veramente preso cura ma ritengo sia giunto il momento di farlo.

Ritengo, per il poco di esperienza che ho fatto in questi anni nel settore, che siano tre gli ambiti nei quali gli imprenditori del fitness (dai personal trainer ai titolari di Club) dovrebbero lavorare contemporaneamente per cogliere risultati significativi in termini di riduzione dell’abbandono dell’attività fisica:

 

 

·       Ambito tecnico: studiando appositi protocolli di allenamento e parametri di riferimento da monitorare insieme ai nuovi clienti al fine di misurare attentamente i progressi essendo consapevoli che la misurazione di un risultato è un elemento fondamentale per creare la motivazione e che la difficoltà o la perfezione tecnica non è garanzia di risultato se non è accompagnata da una regolarità nell’allenamento.

·       Ambito pedagogico: svolgendo attività mirate a supportare i clienti per permettere loro di capire come come gestire l’allenamento e come organizzarlo nel proprio contesto lavorativo convincendosi che trasferire grandi quantità di informazioni non equivale a creare né motivazione né cultura. L’obiettivo finale è il miglioramento dello stile di vita del soggetto proporzionalmente al suo punto di partenza e non l’imposizione di uno stile di vita “ideale” e uguale per tutti.

 

·       Ambito motivazionale: creando veri e propri percorsi motivazionali non basati sugli obiettivi dei clienti ma sui reali motivi che “stanno dietro” quegli obiettivi al fine di gestire la motivazione di lungo termine e farla sfociare in uno stile di vita migliore. La misurazione continua e costante della motivazione del cliente dovrebbe diventare un paramentro fondamentale tanto quanto la misurazione del suo peso o della sua composizione corporea.

 

Quando e se si dovesse iniziare a lavorare seriamente e contemporaneamente su questi tre ambiti il fitness avrà uno sviluppo enorme, che si merita per quello può fare e ha già fatto a milioni di persone nel mondo.